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LA POPOLAZIONE DI ATINA DOPO L’UNITÀ

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Categoria: LA POPOLAZIONE DI ATINA DOPO L’UNITÀ

Lo studio s’inserisce nel quadro di una più articolata indagine storico-sociale e statistica sulla popolazione di Atina tra i secoli XIX e XX. La prima fase è stata avviata nel corso del 2020, con la pubblicazione dei dati relativi al cinquantennio 1811-1861, come desunti dall’esame delle corrispondenti fonti dello stato civile (atti di nascita, di morte e di matrimonio).

Anche per il percorso in oggetto i dati sono stati elaborati sulla scorta della medesima tipologia di fonti, ma prendendo a riferimento i due ventenni successivi, per garantire una ricostruzione quanto più completa e rigorosa possibile. A livello metodologico, ad eccezione di quelli relativi ai matrimoni, computati per lustri, i dati esposti di seguito sono rappresentati su scala decennale, in linea cioè con gli intervalli utilizzati dai “Censimenti generali della popolazione”, rilevati a partire dal 1861.

LE NASCITE DOPO L’UNITÀ

1 - Andamento generale e per sesso della natalità

Ad Atina, nell’ultimo quarantennio dell’800, si registrano in media 153 nascite l’anno (+3 rispetto alla prima metà del secolo), con un andamento prevalentemente regolare.
Come si osserva dal grafico 1, la differenza nel numero delle nascite distinte per sesso è quasi irrilevante (le nate, però, diversamente dal passato, contano qualche unità in più), salvo che per il divario, pari a 18 unità, fotografato nel 1871.

2 - Distribuzione mensile delle nascite

Il grafico 2 dà conto di una distribuzione delle nascite sostanzialmente omogenea in tutti i mesi dell’anno, con punte superiori alla media in particolare a dicembre (10,22) e a maggio (10,05).
Muta di conseguenza il periodo più propizio per il concepimento, che interessa ora soprattutto i mesi di marzo e agosto (in passato erano giugno e gennaio), andando verso una dilatazione stagionale complessiva in inverno e in estate.
Mentre in passato risultavano sopra la media soltanto due mesi (marzo e ottobre), nel periodo di riferimento superano la soglia ben sei (giugno, ottobre, aprile, novembre e, appunto, dicembre e maggio).

3 - Bilancio demografico (rapporto nascite/morti)

Il rapporto tra nascite e decessi, come illustra il grafico 3, offre, nel periodo di riferimento, un saldo naturale sempre in positivo, corrispondente, in media, a +41,5 (-6,5 rispetto al cinquantennio precedente).
La forchetta si “assottiglia” nel 1881 (+36), dove si registra il maggior numero sia di nati che di morti.
La stessa si divarica, invece, un decennio più tardi (+47).

LE MORTI DOPO L’UNITÀ

4 - Andamento generale e per sesso della mortalità

Il grafico 4 mostra una tendenza in progressiva crescita della mortalità nel periodo 1861-‘81, al quale fa seguito però un calo.
Tale parabola, in particolare nell’ultimo decennio in esame, riflette la tendenza al decremento delle morti di sesso femminile.
Infatti, se nei decenni precedenti la corrispondente media era pari a 57, nel 1891 se ne registrano molte meno e cioè 45.

5 - Mortalità per fasce d'età

In linea con i dati dell’indagine precedente, si registra per il periodo preso a riferimento un’elevata percentuale di mortalità infantile.
Per l’età adulta, come si desume dal grafico 5, la maggior parte delle persone muore entro i 65 anni e l’età media resta generalmente bassa. Si discosta il dato del 1891, che offre, invece, una lettura nella direzione dell’aumento dell’aspettativa di vita.
Infatti, da un lato si rileva un lieve decremento delle morti infantili e dall’altro, per i soggetti adulti, un decremento delle morti under 65 associato a un incremento di quelle comprese nella fascia di età 66-79.

6 - Mortalità per sesso degli over 65

Secondo la fotografia offerta dal grafico 6, nell’ultimo quarantennio dell’800 le donne continuano ad avere maggiori opportunità degli uomini di tagliare il traguardo dei 65 anni.
Tuttavia, se per le prime il valore assoluto resta costante per tre decenni consecutivi, registrando un incremento soltanto nel 1891, per gli uomini già dal 1871 si osserva una parabola ascendente che li porta sul finire del secolo pressoché ad eguagliare il numero complessivo di over 65.
Ribaltando peraltro la tendenza rilevata nella prima metà del secolo, fra gli ottuagenari di Atina s’incontrano - sia pure con uno stretto margine - più uomini che donne.

I MATRIMONI DOPO L’UNITÀ

7 - Andamento dei Matrimoni

L’andamento dei matrimoni, elaborato nel grafico 7, mostra una tendenza altalenante per il primo ventennio 1866-’86, che si risolve in una decrescita nel decennio successivo. Si sposano in media quasi 36 coppie l’anno (+7 rispetto al primo rilevamento).
I matrimoni sono ancora perlopiù fra atinati, sebbene si riscontri una significativa apertura all’esterno, dovuta sia al minor “peso” delle contrade sparse (si pensi a Vallegrande e ad Agnone/Villa Latina nel frattempo distaccatesi), sia alla maggiore mobilità.
Si assiste di conseguenza a un incremento dei matrimoni con “forestieri”, che rappresentano il 22% del totale, dei quali il 67% con valligiani (in particolare di Casalattico, Gallinaro e Picinisco).

8 - Età media di nuzialità

Il grafico 8 mostra l’età media di nuzialità anche distinta per sesso. L’età media totale rimane pressoché costante fino al 1886 (26 anni), oltrepassato il quale si registra un repentino incremento che la porta a 28,25 anni nel 1891, per poi stabilizzarsi. In termini disaggregati, mentre per gli uomini l’età media (28,26 anni) riflette un andamento più altalenante, passando da un minimo di 26,36 a un massimo di 31,06 anni, per le donne l’età media di nuzialità è stabile fino al 1886 (24,59 anni), superato il quale si osserva un incremento costante, che in soli dieci anni la innalza a 26,57 anni.

9 - Distribuzione mensile dei matrimoni

I mesi in cui ci si sposa di più, come evidenzia il grafico 9, sono, nell’ordine, febbraio, dicembre, ottobre e settembre.
In questi quattro mesi si celebra circa il 50% dei matrimoni dell’intero anno.
Nella prima metà dell’800, invece, le nozze erano “spalmate” su tutti i mesi, fatte salve le eccezioni di marzo, aprile e giugno, in cui si celebravano poche unioni, e di ottobre, che deteneva il 12% del totale.

10 - Distribuzione settimanale dei matrimoni

Il grafico 10 mostra come il giovedì si confermi, in continuità con il precedente periodo di rilevazione, il giorno della settimana preferito per sposarsi, con una percentuale di oltre il 35% (-12% circa). Si conferma anche il trend in aumento degli ultimi due giorni della settimana, che all’inizio dell’800 erano quasi esclusi dalle date delle nozze. Ciò vale in special modo per la domenica, che supera di poco il 30% (+9% circa).
Quest’ultima percentuale è influenzata, tuttavia, dal dato “isolato” del 1886, che vede circa i due terzi dei matrimoni svolgersi proprio di domenica. Restano al terzo e quarto posto, nelle “preferenze” dei nubendi tardo-ottocenteschi di Atina, il lunedì (+3%) e il sabato (pressoché invariato).
All’opposto, ci si sposa di rado di martedì e di mercoledì, mai (o quasi) di venerdì, che risulta censito solamente in un caso.

© 2021 Comune di Atina

Archivio Storico Comunale di Atina

Progetto realizzato con il sostegno della Regione Lazio per Biblioteche, Musei e Archivi - Piano annuale 2020, L.R. 24/2019.
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